Gemmo SPA, il bilancio del centenario

Vi sono anni che hanno un peso e un valore rilevante nella storia di una grande azienda, e per Gemmo Spa il 2019 è stato un anno speciale: l’anno del centenario, un traguardo al quale pochissime società di questo tipo riescono ad avvicinarsi, anche guardando al particolare settore di appartenenza, Facility Management e Efficientamento Energetico soprattutto in grandi infrastrutture pubbliche.

Cento anni dopo la sua fondazione, Gemmo è un player tra i più importanti nel campo del Facility Management e del risparmio energetico. I numeri del bilancio 2019 raccontano di una società in piena forma, che è riuscita a chiudere l’anno con un fatturato superiore a 148 milioni di euro, un EBITDA di 13 milioni di euro e un utile pari a 5,6 milioni di euro.

Valore portafoglio Gemmo


Il valore del portafoglio di Gemmo Spa è pari a 1.2 miliardi di euro (Bilancio 2019)
(Fonte: elaborazione interna aziendale)

Un risultato molto più che lusinghiero, se si considera il contesto macroeconomico in cui è maturato. Il 2019, infatti, non è stato un anno facile da un punto di vista economico. A novembre 2019 l’Ocse prevedeva una crescita complessiva del Pil globale per l’anno in corso del 2,9%, la più bassa degli ultimi dieci anni. Non è stato un unico fattore a frenare l’economia mondiale lo scorso anno, ma diverse situazioni che hanno agito contestualmente. Solo per citarne alcune: Brexit e i problemi dell’Eurozona, il rallentamento fisiologico dell’economia cinese, la guerra tariffaria tra Washington e Pechino. Ma si potrebbe proseguire.

Anche in questo contesto altamente volatile e segnato da un rallentamento economico generale, Gemmo è riuscita a crescere e a consolidare la sua posizione in un mercato dominato da player stranieri, e a rafforzarsi come società ottimizzando la propria gestione operativa e migliorando la posizione finanziaria netta.


Copertura geografica infrastrutture tecnologiche Gemmo Spa sul territorio italiano e all’estero.

La società è quindi perfettamente posizionata per sfruttare alcuni trend di sviluppo che hanno già orientato l’economia globale e che nei prossimi anni diventeranno sempre più importanti. L’inevitabile Green Revolution, che già prima della pandemia era in cima a tutte le agende delle città e dei governi, non può prescindere dall’efficientamento energetico. Secondo Fatih Birol, direttore esecutivo dell’International Energy Agency, una maggiore efficienza energetica potrebbe permettere di tagliare il 40% delle emissioni inquinanti. Il tema della Sostenibilità è all’interno di qualsiasi programma di sviluppo nazionale e internazionale, e finalmente anche in Italia è entrato in modo perentorio nell’Agenda del nostro Governo.

Lo studio “Energy Efficiency Report 2019” del Politecnico di Milano aveva previsto, nel triennio compreso tra il 2019 e il 2021, una crescita tra i 7 e i 9 miliardi di euro l’anno del mercato dell’efficienza energetica. Trend positivo confermato anche dall’aumento del numero di aziende ESCo (Energy Service Company) attive: se nel 2016 erano 272, due anni dopo erano 369. Una crescita impressionante.

Ed è proprio in questo contesto macroeconomico che si inserisce uno dei core business di Gemmo Spa, che già dal 2012 è una ESCo certificata UNI CEI 11352 e UNI CEI 50001. Gemmo però si differenzia dal competitor medio, sia per dimensione (è molto più grande: l’ESCo media ha 27 dipendenti, Gemmo circa 750), sia per tipologia di prestazioni garantite: non si limita, infatti, alla consulenza ma si occupa anche delle fasi realizzativa e gestionale, avendo il know-how e l’esperienza per effettuare interventi ad alta complessità.

Variazioni del numero e dei dipendenti delle Energy Service Company

 


Nel corso del 2018 le ESCo certificate sono aumentate del 6% rispetto al 2017, con un conseguente aumento del numero dei dipendenti che raggiunge quota 10.845 (+10% rispetto all’anno precedente). La crescita dell’ultimo anno sia in termini di soggetti certificati, sia di numero dipendenti è rallentata rispetto all’anno precedente; segno che il mercato ha raggiunto un certo livello di maturità. Stabile il numero di dipendenti medi per impresa, passato dai 27 dipendenti per azienda del 2016 ai 29 del 2018.
(Fonte Politecnico di Milano Efficiency Project)


Tipologie di Energy Service Company certificato nel 2017 e 2018

 


Tra le 369 ESCo certificate nel 2018, il 46% (in linea con il 2017) ha il proprio core business nella consulenza tecnico- gestionale in ambito energetico. È aumentato il numero di ESCo che ha la fabbricazione di macchine e apparecchiature come core business, a conferma dell’aumento degli investimenti nel processo produttivo. In lieve diminuzione le aziende che hanno come business l’installazione d’impianti elettrici (-3%), mentre sono in linea con il 2017 le ESCo con core business nella fornitura di elettricità e gas.
(Fonte Politecnico di Milano Efficiency Project)

Gemmo può contare su due divisioni. La prima opera nel mercato dei servizi, e più precisamente in quello del Facility Management e dell’Energy Saving, dove si occupa di gestione e manutenzione degli impianti tecnologici nel settore ospedaliero, aeroportuale, ferroviario e delle infrastrutture stradali, ma anche degli edifici direzionali, commerciali e industriali. È da qui che arriva il 75-80% dei ricavi della società.

A questa si aggiunge la divisione Smart Buildings and Infrastructure, perfettamente posizionata per approfittare delle opportunità create dalla cosiddetta Quarta rivoluzione industriale. È un mercato ad altissimo contenuto tecnologico in cui si realizzano impianti ad elevata complessità in ospedali e centri direzionalio infrastrutture come stazioni ferroviarietunnel stradali e aeroporti. Strutture che devono essere smart fin dalla progettazione, anche in ottica della futura manutenzione e per poter garantire il miglior rendimento energetico.

Portafoglio di Gemmo S.p.A diviso per aree di business e settori

 

 (Fonte: elaborazione interna aziendale)

Il 2020, a causa del Coronavirus e del suo impatto sull’economia mondiale, si prospetta come un anno molto difficile. Nonostante ciò Gemmo ha più di una ragione per guardare all’immediato futuro con molta serenità. Da una parte, c’è un portafoglio ordini che al 31 dicembre dell’anno scorso era di 1,2 miliardi di euro. Dall’altra, la società ha già dimostrato di saper trovare soluzioni originali per resistere a trend macroeconomici avversi. È il caso del Project Financing, una formula d’ingegneria finanziaria per cui la società che vince l’appalto si fa carico di una parte del costo di finanziamento dell’opera, avendo in cambio un diritto di gestione della stessa di lunga durata. Negli anni passati Gemmo ha avuto un ruolo rilevante nell’introduzione in Italia di questo tipo di accordo, che ha consentito di superare l’impasse creato dalla carenza di fondi pubblici da investire in infrastrutture, e ancora oggi mantiene vivo il suo ruolo nella promozione di progetti di efficientamento energetico tramite il PPP (Paternariato Pubblico-Privato) con Project Financing.

Ora, però, i dogmi economici che hanno rallentato e danneggiato la crescita, sono caduti. Questa è una delle pochissime conseguenze positive della pandemia. Come illustrato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi, comincia un’era in cui l’alto indebitamento degli Stati non sarà più un tabù ma una necessità: i governi dovranno spendere per rilanciare la crescita e saranno le loro risorse il mezzo di propulsione principale. Dovrà essere una spesa intelligente, ovviamente, tesa a privilegiare infrastrutture strategiche e operare una riconversione dell’economia in chiave green.

Gemmo ha la storia, l’esperienza centenaria e il know-how per inserirsi in questa rivoluzione e continuare ad esercitare il proprio ruolo di maggior player italiano in un mercato essenziale per la ripresa e il prossimo sperato sviluppo del nostro Paese.

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